Denise Labbé
“Per meritare il mio amore dovrai subire ogni genere di dolore”
Francia – 1 vittima
Fino a che punto per presunto amore si può essere succubi di qualcuno? Si può per esempio arrivare al punto di uccidere la propria figlia di appena due anni solo perché ti è stato ordinato dal tuo uomo/padrone? A quanto pare sì, dato che è quello che ha fatto Denise Labbé.
Denise nacque nel 1926 in un paesino nei pressi di Rennes, in Bretagna. Figlia di un postino che morì prematuramente, la ragazza fu costretta a lasciare la scuola anzitempo e appena quattordicenne iniziò a lavorare come cameriera.
Denise divenne una donna molto bella e ambita. Era segretaria all’istituto di statistica di Rennes e, sebbene di giorno fosse ligia al lavoro, la sera si dava alla pazza gioia passando da un uomo all’altro. Tra le proprie conoscenze era bollata come ragazza facile ma in cuor suo desiderava ardentemente sposarsi e sistemarsi. Le andò male col suo primo fidanzato data l’opposizione dei genitori di quest’ultimo. Le andò pure peggio nel 1952 con un medico col quale si frequentava che la mise incinta e che, sfruttando la nomea della ragazza come scusa, non volle prendersi le proprie responsabilità adducendo di non crederle di essere il padre del figlio che aveva in grembo. Denise Labbé non si perse d’animo ed ebbe la propria bambina: Chaterine. Il tutto con le conseguenti immani difficoltà che doveva affrontare una ragazza madre al tempo.
Nel 1954 durante una festa conobbe Jacques Algarron, allievo ufficiale ventiquattrenne, bello, colto, chiacchierone e saputello. Il classico personaggio che irrita i conoscenti ma che attira una determinata categoria di donne a cui piace pendere dalle labbra di un novello Cicerone. Denise, priva di cultura, subì subito il fascino del ragazzo e, benché il fanfarone fosse più giovane di lei, si lasciò cullare dal sogno di una liaison amorosa con un uomo raffinato e dall’indubbia bellezza. Jacques trovò in lei la preda perfetta per i propri esperimenti. Il ragazzo amava manipolare le persone e tra i suoi ideali balordi vi era una cosiddetta “supercoppia”, dove un uomo e una donna dovevano raggiungere un livello superiore di complicità e amore attraverso prove che dovevano essere pregne di sacrificio e violenza. Denise, vuoi perché innamorata, o per l’ascendente forte che aveva Jacques in lei, o per le chiacchiere da imbonitore di questi, o ancora per il sogno e la promessa di una vita familiare futura tra loro, divenne il giocattolo dei giochi perversi dell’uomo. Jacques Algarron provò su Denise tutte le torture e mortificazioni fisiche e psicologiche che gli vennero in mente, spostando sempre un po’ più in là il limite delle richieste, della perversione dei mezzi, della crudeltà dei risultati. L’uomo la picchiava, la tagliuzzava con un coltellino, la umiliava in pubblico e la trattava come una schiava in privato. La costrinse a sedurre e fare sesso con sconosciuti finché lui la guardava e una volta che aveva finito la seviziava mentre questa chiedeva perdono per i propri peccati.
Un pervertito e la sua devota succube, poco male se il gioco di potere si fosse fermato lì, purtroppo dopo aver appurato che la donna avrebbe esaudito ogni richiesta, lui le chiese la prova più terribile. Perché il loro rapporto e il loro “amore” si elevasse a un livello più alto, lei doveva perpetrare l’estremo sacrificio di uccidere la figlioletta di due anni.
Denise si oppose, cercò di dissuaderlo e di guadagnare tempo, ma ben presto l’ultimo barlume di buon senso l’abbandonò. Provò a gettare la piccola da un balcone, tuttavia all’ultimo le mancò il coraggio. La buttò giù da un ponte ma la bimba fu salvata da dei passanti. Solo l’8 novembre 1954 riuscì nel suo intento annegando la figlia in una bacinella d’acqua.
Quando tornò sconvolta dall’amato per riscuotere il premio della propria devozione si accorse subito di essere stata un’ingenua. Questi infatti la scacciò irridendola per il fatto che fosse una donna debole che manco si era opposta con forza all’idea di uccidere la propria figlia e che perciò non meritava l’amore di lui.
Non ci volle molto alla polizia per concludere che l’assassina della piccola Chaterine fosse la madre. Denise non mancò d’accusare Jacques come mandante, l’opinione pubblica si spaccò in due tra chi la vedeva come una povera vittima e chi come un donna rifiutata e rancorosa. Dopo le perizie psichiatriche su entrambi e la conferma della loro sanità mentale, la sentenza fu di ergastolo per lei e di vent’anni di carcere per lui.