Erszébet (Elisabetta) Báthory
la contessa sanguinaria
Ungheria – circa 300 vittime
Erszébet Báthory naque nel 1560 in una famiglia molto potente e ricca. Ricchezze che aumentarono quando quindicenne venne data in sposa a Ferenc Nádasdy. Erszébet era una donna bellissima, la pelle candida e i capelli corvini, ossessionata dalla cura della propria persona, spietata, libertina, non disdegnava orge e rapporti saffici. Il suo passatempo preferito però era seviziare e uccidere ragazze.
Tutto iniziò quando Erszébet si rese conto di provare un grande piacere a maltrattare e punire le serve al castello. Ben presto il tutto si trasformò in vere e proprie torture ai danni delle giovani. Le picchiava sulle mani e sui piedi con una verga, o piantava lunghi spilloni nelle loro carni, adorava punzecchiarle con aghi sulle labbra o cucirgliele se la malcapitata aveva proferito menzogne. Spesso le ustionava con ferri roventi o scottava le loro parti intime con delle candele. Dopo le sevizie vi era la morte. La caccia di giovani sempre nuove per i “giochi” della contessa era incessante, si rastrellavano i villaggi vicini in cerca di giovinette che con la promessa di un lavoro a castello venivano cedute con gioia dalle povere famiglie contadine. Nel 1604 il marito morì lasciandola con quattro figli che spedì da parenti per non avere intralci ai suoi sollazzi. Ad aiutarla nelle sue nefandezze due fidate serve, Ilona Jó e Dorkó, e il nano Ficzkó, sempre pronto a prendere il posto della padrona come carnefice quando questa lo delegava. Le crudeltà di Erszébet Báthory non conosceva limiti, se qualcuna cercava di scappare veniva bagnata ripetutamente e lasciata al gelo a congelarsi. Un bel giorno l’illuminazione: Erszébet, vista la cura maniacale per la propria bellezza e la sua ossessione per la giovinezza, si convinse che per mantenersi bella dovesse fare dei bagni nel sangue di ragazzette vergini. Ora, quanto di questo sia una leggenda e quanto realtà (vista anche la vicinanza della Transilvania e dei miti vampirici del luogo) non ci è dato a sapere. Sta di fatto che la furia della contessa, il gran quantitativo di sangue rinvenuto nei muri del castello e dai racconti di testimoni di ragazze appese a testa in giù, sgozzate e lasciare dissanguare, non c’è da stupirsi.
Il suo gioco perverso però aveva raggiunto dimensioni incredibili: si parla di oltre 300 vittime e in alcuni testi gliene attribuiscono addirittura più del doppio. La follia della donna, fomentata dalla strega Majorova, che si teneva accanto per consigliarla, l’aveva portata a cercare il sangue di giovani vergini non solo tra la povera gente ma anche tra le nobili le quali avevano, a suo dire, un sangue più consono al suo stato sociale e maggiore potere ringiovanente.
Le sue malefatte arrivano alle orecchie di Mattia II, re di Boemia e di Ungheria e reggente del Sacro Romano Impero, che ordinò delle indagini. Bastò fare irruzione nel castello della donna per trovarsi di fronte a un vero e proprio mattatoio, con cadaveri, ragazze morenti o terribilmente mutilate.
Le sue tirapiedi, Ilona Jó e Dorkó finirono sul rogo per stregoneria e il nano Ficzkó venne decapitato.
Nel 1611 Erszébet fu condannata e murata viva.